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La relazione tra le formazioni geologiche e le varie mineralizzazioni del Congo
( C. Nzimbala, 2013. Tesi di Laurea) |
Da quando attorno a due, tre milioni di anni fa nelle savane delle Rift Valley africane, un nostro lontano progenitore scheggiò un ciottolo di selce per farne uno “strumento”, l’uso dei minerali ha segnato, nel bene e nel male,l’evoluzione delle società umane e molto dei saperi scientifici e tecnologici. Ivan Kostov, il grande mineralista bulgaro contemporaneo, ha scritto che “…i minerali sono le pietre miliari della storia della Terra”. Sono le pagine di un libro che i geoscienziati cercano di decifrare per soddisfare “ curiosità” squisitamente intellettuali e esigenze pratiche, legate al futuro del Pianeta Terra.
Divulgare le conoscenze sui limiti, le fragilità e le regole che governano l’evoluzione del Pianeta sempre di più rappresentano un vero bisogno culturale per i molteplici e determinanti riflessi che hanno, a livello locale e globale, nel determinare la qualità della vita, sia dei sette miliardi di persone che popolano il Mondo , sia delle future generazioni. Troppo spesso ci ricordiamo della Terra in cui viviamo in occasione di “ brutture” e di “ imprevedibili catastrofi naturali”: eruzioni vulcaniche, terremoti, frane, emergenze idriche, crisi energetiche, esaurimento di materie prime, stoccaggio di rifiuti, effetto serra, buco di ozono, etc.etc. Le “brutture”, si tende a metterle sotto il tappeto e le cause delle” imprevedibili catastrofi naturali “a cancellarle dalla nostra mente. E cancellando le brutture e le cause, si dimenticano anche i bisogni e le regole del Pianeta, pronti a rinnovare quelle azioni che in tempi più o meno lunghi porteranno nuovamente a vivere le stesse “ brutture” e le stesse “imprevedibili catastrofi naturali”,con il loro corteo di danni economici e , troppo spesso, di vite umane. Denunciamo le “ brutture”, ricerchiamo per prevedere o almeno mitigare i danni delle “ imprevedibili catastrofi naturali”, ma diffondiamo anche le grandi “ bellezze “ della Terra. Impareremo ad amarla e amando diventa più difficile ferire, e più facile condizionare le azioni dei decisori politici ed economici.
Questo è la missione prima della divulgazione scientifica, la quale si arricchisce oggi dell’ opera : Le Collezioni mineralogiche e litologiche del Museo di Storia naturale dell’Università di Firenze curata da Giovanni Pratesi. Nell’illustrare brevemente alcuni suoi contenuti seguirò un filo conduttore che lega due noti personaggi storici: Niccolò Stenone e Antonio Stoppani, e Constant Nzimbala Mfuka , appena laureato in Scienze geologiche a Firenze. Tre persone, unite da un sottile filo che si dipana dalle pagini che narrano la storia del Museo di mineralogia e arriva alle risorse minerali estratte oggi dalle zone del Lago Kivu, nelle Rift Valley africane e a La Città della Scienza di Napoli.
NICCOLO’ STENONE
Nel 1878 si tenne a Parigi il Primo “Geologorum Conventus” la grande assise che riunisce, ogni tre o quattro anni, i geologi del Mondo. Il secondo congresso si tenne nel 1881 a Bologna. I partecipanti vennero a Firenze il 4 ottobre per onorare in San Lorenzo il Sepolcro di Niccolò Stenone: “ Rerum naturae investigatorem episcopum beatum”.
Dopo 132 anni i geologi del Mondo si sono ritrovati per la seconda volta in Italia, a Firenze per il loro 32° Congresso Geologico Internazionale. E sono andati nuovamente nel transetto di destra di San Lorenzo ad onorare colui che con il suo “ Dissertationis Prodomus”, nel 1669 aveva gettato le basi della stratigrafia e della cristallografia. Le due lapidi presenti nel chiostro e nella cappella ricordano gli eventi. Furono gli “ angulata ferri corpora” ( ematite varietà oligisto) e i “ crystallus” ( quarzo) dell’ Isola d’Elba, ha portare Stenone a formulare quel “ non mutatis angulis” che rappresenta il prodromo della 1° Legge della cristallografia, e apre le conoscenze sulle regole che governano la simmetria morfologica dei cristalli, e che si evolvono nelle teorie di Hauy ( molecola integrante) e di Bravais ( reticoli cristallini) sulla struttura della materia allo stato solido. Teorie che riceveranno la loro prima conferma sperimentale con le esperienze di diffrazione ai Rx di Laue ,e poi la loro ulteriore conferma con le riprese al microscopio elettronico a trasmissione, con le quali possiamo vedere le disposizioni ordinate e le simmetrie degli atomi e ioni che formano la materia allo stato cristallino. Disposizioni ordinate, in cui si palesa la mancanza di una simmetria strutturale di ordine cinque, nonostante che il “ pentagono” sia presente in natura: nei petali delle violette e dell’ibisco, nelle proteine e nelle stesse facce dei cristalli pentagono dodecaedrici ( il duale dell’ìcosaedro di Platone) di pirite, e l’asse di simmetria di ordine cinque caratterizza la famosa “ Tassellatura “elaborata nel 1974 da Roger Penrose”.
L’icosaedro di Platone nella scultura in acciaio e marmo di Kim Byung Kyu ( Space Eyes,2013)
Nel 1982 Daniel Shechtman sintetizzò una lega Mg-Zn-Ho che presentava una simmetria
reticolare di ordine 5 e una morfologia dodecaedrica. Nascevano i “quasi cristalli”. Per la sua scoperta, e per le valenze scientifiche e potenzialità tecnologiche ad essa associate, Shechtman ha ricevuto il premio Nobel per la Chimica nel 2011. Lo “Scientific Background” che motiva il conferimento del premio, si chiude citando le due pubblicazioni che segnalano il primo ritrovamento al Mondo di un “ quasi cristallo” naturale. E’ la “icosahedride”, una lega Al-Cu-Fe scoperta nel 2009 da Luca Bindi- al tempo nei ruoli del Museo ed oggi professore associato di Mineralogia- in un campione di meteorite proveniente dalla Kamciatka e conservata nel Museo di Firenze.Il meteorite, “ portatore della icosahedrite”, è una condrite carbonacea e la sua genesi ci riporta a 4,5 miliardi di anni fa durante le prime fasi di formazione del Sistema solare. L’anno “O” del Pianeta Terra.
L.Bindi et al. : Natural Quasicrystals ( Science, 2009)
Dallo spazio alla Terra : dall’anno “0” agli ultimi decenni del XX secolo. L’ arsenico da sempre è noto come veleno ed inoltre negli anni Ottanta in Bangladesh l’ acqua inquinata dall’elemento, determinò l’insorgere di estese patologie cancerogene: carcinomi e neoplasie epidermiche. Da allora,l’arsenico è giunto al primo posto nella lista degli elementi tossici dell’EPA e della Organizzazione mondiale della Sanità. Le aree del pianeta a carattere di criticità per la presenza di anomalie naturali od antropiche da arsenico sono presenti in numerosi paesi del Mondo, e il “ caso arsenico” è divenuto un tema scientifico e tecnologico, per quanto riguarda geo-biodisponibilità e mobilità dell’elemento nei suoli e nelle acque. Una marcata anomalia ad arsenico, sia di natura geogenica che antropogenica, è presente nella Maremma , in particolare nella valle del fiume Pecora –Piana di Scarlino. Da una decina di anni questo territorio è oggetto di una estesa campagna di indagine multidisciplinare e multiistituzionale. Un risultato scientifico particolarmente significativo , che ha portato contributi determinanti per la comprensione dei fenomeni di mobilità del metalloide ,è stata la presenza a Valpiana nella media Val di Pecora di “ travertini portatori di arsenico”. Le ricerche su questi travertini, mediante tecniche spettroscopiche innovative, che hanno avuto in Francesco Di Benedetto giovane ricercatore del DST di Firenze, il principale attore, hanno portato nel 2006 alla scoperta di “ calcite arsenicale”, in cui è documentata la vicarianza C-As(III) nel reticolo cristallino del carbonato.
F.Di Benedetto et al.:Arsenic incorporation in natural calcite latticee ( Earth &Planetary Science Letters ,2006)
Una scoperta di grande rilievo per la comprensione dei fenomeni che determinano la mobilità dell’arsenico e per pianificare gli interventi di bonifica e salvaguardia sanitaria ed ambientali territoriali.
ANTONIO STOPPANI
Paul Crutzen, Premio Nobel per la Chimica 1995 ,ha lanciato il termine “ Antropocene” per indicare il tempo geologico che stiamo vivendo e che inizia dalla rivoluzione industriale della metà del XVIII secolo. Un tempo in cui le attività antropiche influiscono in modo crescente e determinante sulle caratteristiche climatiche e geologiche del Pianeta . Nella proposta di Paul Crutzen- accolta dalla comunità geologica ed elaborata dalla ICS ( International Commission on Stratigrafy)- , si cita espressamente Antonio Stoppani, come precursore del concetto di Antropocene
Il Bel Paese di Antonio Stoppani,3° ed.1881, illustrata da Igino Cocchi.
Nel 1876 ( con una premessa datata 1873) è pubblicata la prima edizione conosciuta de “ Il Bel Paese”, il famoso “ long seller” di divulgazione ed educazione all’ambiente geologico ,stampato in un centinaio di edizioni nel corso del XX secolo , fino all’ultima ristampa del 2009 . Divulgare le bellezze della natura, proteggere le geo-biodiversità e un approccio olistico all’ecologia, sono gli insegnamenti primi che ci trasmette ancora oggi il grande geologo, che nel 1877 è chiamato alla cattedra di geologia del R.Istituto di Studi Superiori e Pratici di Firenze . E il 17 novembre dello stesso anno tiene nell’Aula Magna dell’Istituto- la stessa Aula Magna nella quale siamo oggi riuniti – la Lectio Magistralis di apertura dell’ Anno Accademico avente come titolo: “ L’ Unità dello scibile”.
Sei mesi prima della Lezione magistrale di Stoppani era arrivata a La Specola dall’Isola d’Elba, in un viaggio che aveva interessato una nave della Marina Militare da Portoferraio a Livorno e quindi un vagone speciale delle Ferrovie , la collezione di minerali di Raffaello Foresi. Una raccolta frutto di anni di ricerche , durante le quali Raffaello Foresi, patriota e uomo di cultura elbano, aveva usufruito della preziosa collaborazione del “ mineralista elbano” Luigi Celleri. La collezione, messa in vendita dalla famiglia Foresi, dopo la prematura scomparsa di Raffaello, era stata acquistata dall’Istituto fiorentino per una fortunata coincidenza di circostanze che aveva accumunato nell’operazione: Giorgio Roster e Igino Cocchi- professori nell’istituto di Studi superiori ,frequentatori dell’Elba ed amici di Raffaello Foresi e Luigi Celleri -, Giuseppe Grattarola – direttore del Museo di Mineralogia dell’istituto- e Quintino Sella- influente politico e professore di mineralogia a Torino- il cui busto, e non a caso, domina ancora il salone dell’ attuale Museo di Mineralogia posto al piano terra del Palazzo del Rettorato.
Il Museo, nei nuovi locali di Piazza S.Marco dove erano stati esposti i minerali elbani, venne aperto il 4 ottobre del 1881, in occasione della visita dei partecipanti al 2° Congresso Geologico Internazionale. E non a caso venne utilizzato per documentare la visita del “gotha” della geologia del tempo, lo stesso Libro dei Visitatori del Museo Foresi di Portoferraio.
Collezione Elbana: Elbaite, ortoclasio e quarzo ( S.Piero,Elba)
Molte persone dai tempi di Grattarola ad oggi , hanno contribuito ad arricchire e condurre il Museo.
Museo di Mineralogia
Dai direttori della prima metà del XX secolo : Millosevich, Manasse ed Aloisi, a Guido Carobbi che negli anni Sessanta lanciò la proposta del Museo Nazionale di Storia Naturale a Curzio Cipriani che tornò a dare ai Musei scientifici fiorentini la loro originaria unitarietà , a Fernando Corsini, Ornella Cioni, Giuseppe Mazzetti , Luisa Poggi, Giuseppe Cardicchi, Luca Bindi , Pilario Costagliola. , Luciana Fantoni, Giorgio Scali, Giannella Graziani , Alba Scarpellini, fino a Giovanni Pratesi al quale si deve, con la collaborazione di Cristina Andreani , il nuovo allestimento, dove l’ostensione di bellissimi minerali si accompagna ad un incisivo allestimento didattico, imperniato su tecnologie informatiche ed interattive .
CONSTANT NZIMBALA NFUKA
Il 21 febbraio scorso , Constant Nzimbala Mfuka ha conseguito il titolo di Dottore in Scienze
Geologiche,discutendo brillantemente una tesi sulle georisorse della RDC. Constant è nato il 10 marzo del 1985 in un piccolo villaggio del Congo a sud di Kinshasa e dopo avere iniziato gli studi in geologia nel suo Paese, accompagnati da esperienze di lavoro sul campo, ha vinto una borsa di studio per proseguire la sua formazione nella Università di Firenze. Nella sua tesi ha illustrato le vaste risorse in materie prime del Congo, sia nei loro parametri geologici e minerari, che- come si conviene ad una esaustiva e seria indagine giacimentologica- in quelli sociali , economici e politici.
Risorse minerali del Congo
Emblematica la denuncia legata alle miniere di coltan (Nb-Ta) presenti nella regione del Lago Kivu ai confini orientali del Congo teatro guerriglia e di sanguinosi scontri “politici”.
Un territorio dove, aperture illegali di miniere e tecniche estrattive primitive, si associano ad azioni che minano la sopravvivenza delle popolazioni locali ( pigmei Mbuti) e distruggono un prezioso ed unico ecosistema di foresta equatoriale popolata dalle ultime e rare comunità di gorilla,a poche centinaia di chilometri dalla savana di Olduvai-Laetoli che, due o tre milioni di anni fa, ospitò gli ultimi Australopiteco) e i primi Homo. Olduvai :“ La culla dell’Umanita” e , non a caso, il titolo di un possibile scenario-“ La Teoria di Olduvai”- sul nostro futuro nel Pianeta Terra .
Miniera di “Coltan” nel Kivu del Congo
Un migliaio di chilometri a nord di Olduvai lungo le Rift Valley , passato il Lago TurKana, si apre il Lago Langano …ma questa è un’altra storia. Una storia di grandiosi fenomeni geologici e stupendi paesaggi, che hanno accompagnano ed accompagnano il cammino, dell’Umanità.
La gola di Olduvai
LA CITTA’ DELLA SCIENZA
A chiusura del mio intervento, voglio ricordare La città della Scienza di Bagnoli , distrutta dal rogo del 4 marzo, e quattro personaggi : Roberto Saviano, Vittorio Silvestrini da una parte ; Camillo Langone e Roberto De Mattei dall’altra. Mi permetto un piccolo ricordo personale. Ho insegnato per dieci anni nella Università Federico II di Napoli e ho avuto il privilegio di apprezzare l’impegno scientifico, didattico e civile di Vittorio Silvestrini quando iniziava il difficile cammino di bonifica e valorizzazione culturale di Bagnoli.Ricordo anche Roberto Saviano, al tempo un ragazzino, curioso di minerali, che ogni tanto capitava a Mineralogia per fare i compiti di casa.
La Città della Scienza, 4 marzo 2013
Non conosco direttamente Camillo Langone e neanche Roberto De Mattei, i cui curricula vitae et studiorum possono essere facilmente trovati in rete. De Mattei , come vice presidente del CNR organizzò il 23 febbraio 2009, nei locali romani dell’Ente, un convegno sul tema “ Evoluzionismo: il tramonto di una ipotesi”. Per quanto riguarda Camillo Langone ( assonanza, puramente fonetica , con un luogo del cammino evolutivo), ho scoperto l’esistenza di questo personaggio, leggendo l’articolo pubblicato nel Foglio del 7 marzo scorso, dal titolo: “ Dovevano bruciarla prima la Città della Scienza”. Dopo una cenno a Roberto Saviano, indicato come : “ Sua Pomposità Saviano,che ora si crede Plinio il Vecchio ” e a Vittorio Silvestrini,: “che non ha mica vinto un Nobel: ha vinto un premio Descartes per la comunicazione scientifica.”, il nostro chiude il suo scritto con questi illuminanti concetti : “… nei capannoni dell’ex-Italsider si propagandava l’evoluzionismo, una superstizione ottocentesca ancora presente negli ambienti parascientifici…”. No Comment. Solo:vergogna
RINGRAZIAMENTI Chiudo il mio intervento e ringrazio per l’attenzione tutti Voi. Un grazie particolare ad Alberto Tesi, per quanto da Lui fatto per le Scienze della Terra , nel delicato passaggio fra i vecchi ed i nuovi ordinamenti dipartimentali
Firenze. Aula Magna dell’Università, 11 marzo 2013